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#PROGETTI DI ARCHITETTURA PUBBLICA
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Recuperare la piramide di Tirana: MVRDV trasforma il monumento più controverso dell'Albania
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Ci sono due modi di trattare le reliquie che ricordano la tirannia: abbatterle o modificarle per farne qualcosa di completamente diverso. Sebbene quest'ultimo approccio abbia il vantaggio della sostenibilità e del riutilizzo adattivo, può davvero conciliare un passato oscuro con la speranza per il futuro? La rinascita della Piramide di Tirana, un tempo assurdamente sfarzoso santuario del dittatore di lunga data Enver Hoxha, conferma trionfalmente che è possibile.
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Gli architetti olandesi MVRDV, noti per le loro trasformazioni audaci e giocose, hanno trasformato questa brutale reliquia dell'oppressione in un centro effervescente per la gioventù, la creatività e, forse più simbolicamente, il libero pensiero.
Con l'aggiunta di gradini alle facciate inclinate dell'edificio, che consentono ai cittadini albanesi di camminarci letteralmente sopra, e una costellazione di scatole dai colori vivaci sparse all'interno e intorno alla struttura originale - che ospitano caffè, studi, uffici e aule dove i giovani albanesi possono imparare gratuitamente varie materie tecnologiche - la Piramide di Tirana non è più il mausoleo di un leader a lungo vituperato, ma piuttosto un monumento vivente alla capacità di una nazione di recuperare il proprio passato.
Fin dall'inizio, la Piramide è stata un oggetto curioso. Completata nel 1988, appena un anno prima del crollo del comunismo in Albania, era un ibrido tra fantascienza e culto dei faraoni: in parte bunker brutalista, in parte paesaggio onirico distopico. È stato l'edificio più costoso mai commissionato dal regime comunista, in un periodo in cui la maggior parte degli albanesi viveva in condizioni di estrema povertà. Doveva glorificare un leader che aveva bandito i televisori a colori e la Coca-Cola, ma la sua forma sembrava più adatta a un film di Kubrick che al realismo socialista. Ironia della sorte, il regno di ferro di Hoxha è finito quasi subito dopo l'apertura della Piramide. Il museo del dittatore perse rapidamente il suo scopo e, nei decenni successivi, la struttura divenne una strana e contraddittoria presenza nello skyline di Tirana, per poi diventare una stazione radio, un nightclub, una sala conferenze, una base NATO durante la guerra del Kosovo e, forse soprattutto, un simbolo dell'incertezza su cosa fare del passato.
La risposta, a quanto pare, era nascosta in bella vista. Nel corso degli anni, i giovani di Tirana hanno trasformato la Piramide in un parco giochi improvvisato. Arrampicarsi sulle sue travi di cemento inclinate e scivolare giù è diventato un rito di passaggio, una riappropriazione ribelle di uno spazio che un tempo incombeva come un'oppressione. Il genio di MVRDV non è stato quello di inventare qualcosa di nuovo, ma di amplificare questo spirito. La trasformazione mantiene l'ossatura della struttura, ma la rende porosa, vibrante e viva. L'aggiunta più sorprendente? I gradini che permettono a persone di tutte le età di salire proprio sulle superfici che un tempo erano troppo insidiose per essere scalate ufficialmente.
All'interno, all'esterno e intorno alla struttura esistente sono presenti volumi scatolari dai colori vivaci, che ospitano di tutto, da caffè e incubatori di start-up a laboratori e aule. Molti di questi spazi appartengono a TUMO Tirana, un'istituzione educativa senza scopo di lucro che offre corsi gratuiti di sviluppo software, robotica, animazione, musica e cinema a ragazzi dai 12 ai 18 anni. In un Paese in cui l'accesso a tali risorse è stato a lungo limitato, la trasformazione del santuario di un dittatore in una scuola di tecnologia gratuita per le nuove generazioni è tanto poetica quanto pragmatica. L'altra metà degli spazi è aperta al pubblico e funziona come spazi in affitto per aziende, programmi culturali e laboratori creativi. L'insieme di volumi multicolore, che copre l'intera gamma cromatica, sfida la severità del passato della Piramide, segnalando un nuovo capitolo e satireggiando il divieto di Hoxha di usare la televisione a colori.
Nonostante la sua esuberanza, il progetto di MVRDV non cancella il passato. Le cicatrici rimangono: il marmo fratturato, le travi a vista e i rivestimenti scrostati ricordano le origini dell'edificio. Questo delicato equilibrio tra conservazione e reinvenzione è ciò che rende la rinascita della Piramide così avvincente. Non si tratta né di un progetto di restauro né di un atto di demolizione, ma di un atto architettonico di resilienza.
Al di là del suo peso simbolico, il progetto si inserisce in una più ampia conversazione globale sulla sostenibilità, dimostrando che gli edifici storici brutalisti, spesso considerati obsoleti, sono in realtà pronti per essere reinventati. Anziché demolire la Piramide e ricominciare da capo, MVRDV ha abbracciato i principi dell'economia circolare, adattando il robusto involucro di cemento alle esigenze moderne e riducendo al minimo gli sprechi. L'interno rimane in gran parte aperto, riducendo il consumo energetico grazie al controllo climatico delle sole strutture aggiunte.
La Pyramid si aggiunge a una lista crescente di interventi contemporanei in costruzione che stanno ridisegnando lo skyline della città, tra cui il Downtown One di MVRDV, un'impressionante torre a uso misto con una facciata pixelata, una "torre foresta verticale" dell'architetto italiano Stefano Boeri e due grattacieli congiunti dello studio portoghese OODA. Audaci nel design e ambiziosi nella concezione, questi progetti segnalano con forza l'attuale rinascita urbana di Tirana e l'evoluzione dell'identità del Paese.




