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#PROGETTI PAESAGGISTICI E URBANISTICI
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QT8, un tour nel quartiere ideale della Milano del dopoguerra
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Il Quartiere Triennale Ottava è un raro esempio di pianificazione urbana che unisce qualità ordinarie e caratteristiche straordinarie, funzionalità e soluzioni edilizie d'avanguardia: un quartiere idealmente autosufficiente, presentato nel 1947.
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Con i suoi 45 metri di altezza, il Monte Stella di Milano è l'unica presenza reale di scala geografica in una città priva di paesaggio: niente fiumi o mari, niente montagne o colline. I Navigli stessi sono troppo stretti e pieni di edifici per evocare la grande scala. Costruito a partire dalla fine degli anni '40 - con le macerie dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e con molto materiale proveniente dai bastioni spagnoli, di cui si stava completando la demolizione - il Monte Stella è il punto panoramico più straordinario sulla città. Rispetto alle sale vetrate di alcuni grattacieli, offre un punto di vista panoramico più basso ma più interessante per la sua posizione periferica, non immediatamente immersa nel tessuto urbano e quindi in grado di fornire una visione più distaccata e globale.
Con una superficie complessiva di 37 ettari rivolta verso l'intera città metropolitana, il Monte Stella è anche il principale spazio pubblico a servizio del quartiere QT8, che dalle sue pendici si estende verso sud e verso est. La storia del QT8 si inserisce anche in quella della ricostruzione postbellica di Milano. Infatti, si tratta probabilmente di uno degli eventi più ambiziosi, colti e infine riusciti dell'epoca. QT8 è l'acronimo di Quartiere Triennale Ottava, perché è proprio per l'ottava edizione dell'esposizione milanese, nel 1947, che il gruppo di progettisti guidato da Piero Bottoni (1903-1973) elabora il suo primo piano. Il QT8 è un quartiere residenziale che nasce per rispondere a un'esigenza concreta: la ricollocazione degli sfollati del conflitto. Tuttavia, si carica subito di un valore culturale più ampio. Vuole rappresentare un modello, un precedente di qualità per l'espansione urbana del capoluogo lombardo, di cui già si preannunciava un'intensificazione di lì a poco.
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Negli anni Venti e Trenta, Bottoni fu uno dei più convincenti interpreti del modernismo italiano, contribuendo a un progetto d'avanguardia come quello della "Milano Verde" - realizzato nel 1938 e sviluppato da un nutrito gruppo, al seguito di Giuseppe Pagano. Al gigantismo e al razionalismo intransigente - almeno a livello planimetrico - di questa proposta incompiuta, che immaginava una città di lastre orientate secondo l'asse eliotermico, QT8 oppone un approccio più complesso. La pianta del nuovo quartiere rivela la ripresa dei modelli urbani "organici" inglesi e scandinavi. Un "umanesimo" di fondo - inteso come attenzione all'essere umano, all'utente finale - si identifica nell'aumento delle tipologie abitative e nella scala ridotta degli edifici, ma anche nella volontà di affrontare in modo efficace e pragmatico le diverse esigenze abitative.
Così, nel QT8, ci sono edifici di grandi dimensioni, case di abitazione di pochi appartamenti, e ancora file di edifici diversi per dimensioni e per il modo in cui i loro moduli sono combinati - progettati dallo stesso Bottoni, da Roberto Menghi, Ettore Sottsass, Gabriele Mucchi e molti altri. Nel loro insieme formano un vero e proprio catalogo di tipologie residenziali, integrate da edifici pubblici e di servizio, destinati a garantire un'ideale autosufficienza del quartiere. In effetti, già all'epoca la città non era lontana, ma si trattava di una periferia prevalentemente industriale e la metropolitana sarebbe comparsa solo più di un decennio dopo. La Chiesa di Santa Maria Nascente (1947-1955) - opera di Vico Magistretti in collaborazione con Mario Tedeschi - si distingue per la particolarità della soluzione a pianta centrale e soprattutto per l'asciuttezza del linguaggio, scarno e quasi industriale, con la struttura in cemento armato lasciata a vista sulla facciata, ma non esposta. È il tempio spoglio e rigoroso di una parte della città in cui ogni edificio è realizzato all'insegna dell'ottimizzazione, non del lusso, e lo testimonia attraverso la semplicità della sua estetica.
Sul piano tecnico-tecnologico, inoltre, QT8 è uno dei pochi tentativi italiani di utilizzare la prefabbricazione industriale su larga scala. Praticamente tutti i grandi piani per l'edilizia residenziale avviati a scala locale e nazionale nei decenni successivi - in particolare il piano INA Casa promosso da Amintore Fanfani - hanno privilegiato l'uso di tecniche ordinarie. È l'unica possibilità di coinvolgere nelle operazioni un settore edilizio con competenze essenzialmente artigianali e inerte al cambiamento.
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Ancora oggi, passeggiando per il QT8, i visitatori percepiscono intuitivamente di entrare in una zona atipica e chiaramente delimitata della città. Lo è perché è circondato da grandi infrastrutture - l'Autostrada dei Laghi, l'ippodromo, il Lido - e da altri quartieri altrettanto chiusi come il Portello, ma soprattutto perché anche un occhio meno esperto rimane stupito dalla sua atmosfera "rarefatta", dalla generosità dei suoi spazi vuoti pieni di verde e di micro-attrezzature di quartiere, dal silenzio delle sue strade chiuse al traffico e, infine, di fronte al Monte Stella, un placido monumento verde. Il QT8 non è un quartiere perfetto e si può parlare molto dei suoi difetti, ma poche altre zone della città del XX secolo possono vantare una tale combinazione di qualità ordinarie e caratteristiche straordinarie.
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