
Vedi traduzione automatica
Questa è una traduzione automatica. Per vedere il testo originale in inglese cliccare qui
#PROGETTI DI ARCHITETTURA PUBBLICA
L'Italia sismica
La ricostruzione italiana è del quantitativo, non il tipo qualitativo: la sequenza sismica che sta devastando dal 2009 il paese senza sosta ha posto nudo una prospettiva culturale. Mostra il comportamento dimentico agli eventi che si sono presentati in questi ultimi 50 anni nella storia dei terremoti italiani.
L'Italia è fragile. La sequenza sismica che sta devastando dal 2009 il paese senza sosta ha posto nudo una prospettiva culturale. Mostra il comportamento dimentico agli eventi che si sono presentati in questi ultimi 50 anni nella storia dei terremoti italiani. A seguito dei 3 terremoti recenti, le politiche per occuparsi delle catastrofi, la conservazione del patrimonio storico, l'installazione dell'alloggio temporale ed il completamento dei progetti nuovi di ricostruzione sono episodi non coordinati, isolati e marginali. Affrontato a più di 50.000 costruzioni da ricostruire, avendo bisogno di un investimento di oltre 20 miliardo euro di soldi pubblici, la ricostruzione italiana è del quantitativo, non il tipo qualitativo.
Abbiamo interrotto la continuità con il passato, quando ha usato per essere una successione dei progetti collettivi che hanno generato i modelli, i laboratori sperimentali e le descrizioni: Il cretto in Belice, i lavori sul terreno di Alberto Burri dagli intellettuali e dagli architetti montati da Pierluigi Nicolin; e la partecipazione diretta di Andy Warhol e di Joseph Beuys a Napoli. O il sistema in Friuli, capace di unificazione del principio di ricostruzione «dove era, mentre era» con la ricerca di avanguardia che ha prodotto l'architettura eccezionale nelle fabbriche progettate da Gino Valle. Sul rileggere queste storie oggi, suonano come i risultati vero generosi, con il dibattito che è seguito dall'azione. Oggi, tutto è subordinato alle circostanze politiche. «Il metodo» di intervento riflette una logica esclusivamente economica e una prospettiva limitata. È un guasto delle idee.
Stefano Boeri, centro cittadino, cima di Norcia 2016: Norcia, settembre 2016. La basilica di San Benedetto durante le operazioni iniziali di sicurezza condotte dal corpo dei vigili del fuoco. Foto Antonio Di Cecco. Sopra: Stefano Boeri, centro cittadino, Norcia Pin It 2016
Capitolo 1: L'Aquila 2009 – 2017
La ricostruzione dopo i terremoti è oggi uno degli scogli in Italia. In L'Aquila, la zona rossa (il centro urbano distrutto dal terremoto) ancora assomiglia ad una città fantasma. Il modello di C.A.S.E. (alloggio di emergenza prefabbricato) ha mescolato naturalmente la controversia e non è riuscito a risolvere i problemi reali di progettazione dell'alloggio adeguato. È ancora un simbolo negativo del terremoto dell'Abruzzo. Le edizioni sono chiaramente molto più complesse. Gli impianti di qualità quali la sala di Renzo Piano o la sala da concerto di Shigeru Ban non sono abbastanza. Sono impianti architettonici propiziatori dispersi sopra un'area di cui l'identità e carattere specifico debba essere migliorato urgentemente come la base per ricostruzione. In tali situazioni è essenziale per riscoprire le tracce e gli elementi persi di architettura spontanea ed anonima. Dobbiamo riprendere i segni capaci di incorporazione del significato del progetto mettendo a fuoco sulle caratteristiche del sito. Inoltre dobbiamo minimizzare la prevalenza lingue visive tecniche e autoreferenziali che sono straniere al contesto e sono collegate con un genere cosmopolita di architettura.
Renzo Piano Building Workshop, sala nel parco, L'Aquila 2012. _Nirmal Renzo Piano Building Workshop, sala nel parco, L'Aquila 2012 di Marco Caselli della foto. Foto Marco Caselli _Nirmal
Pin It
Capitolo 2: Emilia 2012 – 2017
Come in Irpinia nel 1980, le persone evacuate in Emilia ancora sono accomodate nelle file modeste delle baracche della costruzione. Il lavoro di elementare o di Toyo Ito è sconosciuto qui. Il terremoto in Emilia è visto come pricipalmente distruggendo le costruzioni della fabbrica. C'erano «sole» 27 morti, la maggior parte di loro hanno causato quando le strutture isostatiche sono sprofondato perché i fasci sono stati sostenuti semplicemente sulle colonne senza saldamente essere fissato. La geografia essenziale della valle di Po sta alteranda dalla dinamica di ricostruzione, che sta facendo più danno che il terremoto stesso. Il cascine tipico fattorie di un corte rese famose in fotografie da Luigi Ghirri e nelle storie da Giovannino Guareschi è un pezzo di quel paesaggio italiano pericoloso. Distinto storicamente dalla loro purezza geometrica e forme semplici, sono state demolite e sostituito state dalle case prefabbricate fatte di legno allineato con isolamento termico, il PVC ed il pannello di carta e gesso. Se sono state ricostruite come repliche impacciate o come simulacra delle cabine della montagna dagli argomenti di Trentino appena.
Vera, Emilia ha trascurato il piano urbano di nuove città di L'Aquila a favore dell'alloggio del tratto: case sparse attraverso la campagna, stranamente e disjointedly eretto senza qualsiasi tentativo di collegarle ai loro dintorni. I servizi primari delle città sono stati concentrati in nuovi mazzi, sviluppati dentro sui bordi di vecchi centri edificati. Questi municipi, scuole e palestre costruite su terreno coltivabile importante rimarranno come testamento incomprensibile al disastro, collegato a caso senza un progetto. Ciò è il nuovo «stile dello sbocco di Emilia», non molto differente dai villaggi di tema del centro commerciale messi insieme lungo le autostrade. La scuola materna di Mario Cucinella a Guastalla, il giardino d'apprendimento a Cavezzo, la chiesa di Carlo Ratti da Davide Marazzi alle scuole di Paolo Didonè, di Medolla o ai centri sociali da Mauro Frate è tentativi inutili offuscati da migliaia di costruzioni insignificanti schiaffeggiate insieme dagli appaltatori e dagli architetti senza alcuna preoccupazione per la qualità dell'ambiente sviluppato o i valori di questa regione.
Shigeru Ban, sala da concerto, L'Aquila 2011. Foto Didier Boy de la Tour Shigeru Ban, sala da concerto, L'Aquila 2011. Foto Didier Boy de la Tour Pin It
Capitolo 3: Le Italie centrale 2016 – 2017
Il rischio reale è una perdita di cuscinetti. Dappertutto il flusso di nuove costruzioni renderà queste aree unrecognisable con le intrusioni distruttive e l'inquinamento del paesaggio. Per le centinaia di villaggi collegati dai sentieri per pedoni e dalle aziende agricole agricole che compongono questo allungamento della cresta di Apennine, il futuro è rischioso. Il montaggio dei moduli temporanei di emergenza sotto forma di tende e di case grigio-rivestite del contenitore sta ripetendo con la stessa regolarità che metodica abbiamo visto prima. L'alternativa proposta da Shigeru Ban per fare le stanze installando le divisioni di carta riparate ai tubi di cartone nella palestra a Camerino era un esercizio parziale che non è stato concretizzato in una soluzione che potrebbe essere estesa e diffusa. Oltre alla mensa già operativa di Stefano Boeri a Amatrice, la costruzione sta procedendo lentamente alle costruzioni piene di lacklustre. Anche in questi posti, le costruzioni tradizionali dell'arenaria saranno sostituite dalle costruzioni prefabbricate di legno tecnologiche.
Carlo Ratti Associati, imparando la palestra della scuola e del giardino, Cavezzo Carlo Ratti Associati 2014, imparando la palestra della scuola e del giardino, Cavezzo Pin It 2014
Mentre vagate con Accumoli, Arquata o Norcia, rend contoere come il terremoto ha devastato un'eredità artistica così immensa che è impossible da recuperare la sua storia. Mentre «i cantieri leggeri» ed i dieci prototipi che sono diventati da Renzo Piano con il gruppo G124 al senato affidano la protezione dell'Italia all'esigenza della prevenzione, rimane il dilemma di come e di dove ricostruire. Specificamente: sono ora la progettazione del nuovo ed il ripristino di vecchi approcci architettonici inconciliabili? Non otterremo probabilmente mai una risposta, poiché la buona pratica della professione è stata spodestata da ogni applicazione possibile. Certamente, a meno che l'architettura sia piantata nella tradizione, la forza di livellamento di ricostruzione irreversibilmente interromperà i mille paesaggi italiani differenti con tantissime soluzioni che non sono state concepite in anticipo. Ciò accelererà l'omogeneizzazione del paese, che è l'antitesi dei caratteri locali variegati tipici della penisola. Irremediably distruggendo che l'unione inseparabile ed in genere italiana fra l'architettura e l'ambiente, questi «oggetti singolari» sta proiettandoci verso un futuro che è sempre più insicuro.


